venerdì 13 ottobre 2006

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Nasce la bioraffineria Novamont, un nuovo modello di sviluppo sostenibile integrato nel territorio

A Terni, la bioraffineria diventa realtà: grazie alla tecnologia Novamont e alla fattiva collaborazione con Coldiretti. Si concretizza così una filiera industriale a basso impatto ambientale che parte da mais e oli vegetali, rivitalizza l’innovazione agronomica, crea nuove opportunità per gli attori della filiera e minimizza l’uso di risorse energetiche di origine petrolifera.

Novara, 13 ottobre 2006
Un nuovo modello di sviluppo industriale sostenibile in grado di contribuire al rilancio dell’economia italiana, di coniugare la crescente domanda di qualità ambientale con la competitività di impresa e di fornire risposte concrete alle problematiche delle risorse petrolifere. Si tratta della bioraffineria Novamont, primo esempio nel suo genere, che va ad integrare a monte la filiera delle bioplastiche Mater-Bi® ed Origo-Bi® e apre a nuove applicazioni nel campo degli intermedi chimici. Novamont, azienda leader nel settore delle bioplastiche, ha fino ad oggi investito circa 100 milioni di euro per sviluppi di ricerca e per la realizzazione degli impianti di bioplastiche. Si accinge ora a creare una vera e propria bioraffineria realizzando un nuovo insediamento produttivo integrato nel territorio in grado di utilizzare le risorse naturali di origine agricola locali.

La bioraffineria di Terni utilizzerà, oltre all’attuale amido di mais, oli vegetali. Grazie alla collaborazione tra Novamont e Coldiretti, è stata costituita una società paritetica tra Novamont S.p.A. e una cooperativa partecipata da 600 imprenditori agricoli locali, affinché la bioraffineria sia in grado di massimizzare la specializzazione delle colture, utilizzare a pieno gli scarti e accorciare la catena del valore. Ciò permetterà a Novamont di industrializzare le sue tecnologie e di disporre di una nuova generazione di intermedi chimici ampliando la gamma di applicazioni del Mater-Bi®. A regime, a partire da inizio 2008, si prevede che Novamont raggiungerà una capacità produttiva annua di 60.000 tonnellate di bioplastiche completamente biodegradabili, compostabili e con limitato impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita.

La bioraffineria Novamont è ben più di un innovativo insediamento industriale: è piuttosto espressione di un nuovo modo di intendere economia, territorio e ambiente. Un vero modello industriale, economicamente sostenibile ed ambientalmente compatibile che si propone di affrontare in modo diverso le grandi sfide dell’economia: l’aumento
del prezzo del petrolio e la sua disponibilità limitata, la valorizzazione delle nuove opportunità offerte all’agricoltura per lo sviluppo sostenibile, i gravi problemi ambientali e la progressiva perdita di competitività del sistema produttivo occidentale di fronte alla crescita dei Paesi asiatici.

In Italia ci sono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali per un contributo concreto dell’agricoltura alla riduzione dell’inquinamento ambientale: attraverso il sistema della bioraffineria Novamont, destinando 800.000 ettari di terreno a colture di mais e oleaginose a fini energetici, sarebbe possibile, in linea di principio, produrre quantità di bioplastiche nell’ordine di circa 2 milioni di tonnellate, un quarto dell’intero fabbisogno nazionale di plastiche, metà dell’intera quantità di prodotti usa e getta. Un progetto quindi perfettamente compatibile con le colture alimentari e in grado di attivare un’intera filiera economica, nella logica di una competitività ambientale di sistema.

“La bioraffineria Novamont è un primo esempio concreto di un nuovo modello che crea un sistema integrato tra industria, agricoltura, ambiente ed economia locale. Un modello duplicabile in altri territori, in base alla disponibilità di colture appropriate e di attenzione alla qualità ambientale del territorio stesso. Un modello reso possibile grazie alla scelta coraggiosa che Novamont e i suoi partner hanno fatto tanti anni fa, puntando sulla ricerca e  l’innovazione continua e sulla competitività ambientale d’impresa con una logica di “life cycle thinking”, concentrandosi solo sullo sviluppo di prodotti e sistemi con concreti vantaggi economico-ambientali.

Questa scelta difficile e coerente, mai disattesa, è la migliore carta per la credibilità del modello proposto e ci permette oggi di percorrere vie originali rispetto alle mode del momento. Ora occorre capire se istituzioni e mondo industriale sono pronti a sposare standard ambientali coerenti con questa tipologia di sviluppo facendone elemento di valorizzazione del territorio”, ha dichiarato Catia Bastioli, Amministratore Delegato di Novamont SpA.

“Le bioplastiche sono autentica espressione delle nuove opportunità che offre l’agricoltura per lo sviluppo sostenibile, in una moderna società post industriale, di fronte alla crescente domanda di sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. Una capacità di innovazione anche per affrontare le difficoltà energetiche e l’inquinamento che sono i due fattori di ostacolo alla crescita.
Bisogna recuperare il ritardo accumulato anche rispetto a Paesi come la Francia dove è già in vigore un provvedimento per sostituire i tradizionali sacchetti della spesa di plastica con materiali biodegradabili a partire dal 2010. L’Italia che ha scelto un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e senza Organismi Geneticamente Modificati
(OGM) ha grandi risorse da offrire e potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti (biodiesel e bioetanolo), utilizzando residui agricoli, forestali e dell'allevamento e installando pannelli solari nella aziende agricole è possibile arrivare a coprire entro il 2010 fino al 13% del fabbisogno energetico nazionale, risparmiare oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti e ridurre le emissioni di anidride carbonica di origine fossile di 30 milioni di tonnellate” ha dichiarato Franco Pasquali, Segretario Generale di Coldiretti.
 

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